La grande Crocifissione del transetto meridionale nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi è, con ogni probabilità, il dipinto più ricco di pathos dell’intera opera di Cenni di Pepo, conosciuto come Cimabue.
Qui, intorno al 1280, Cimabue si discosta con decisione dalla fissità iconografica della pittura bizantina che per molti secoli aveva imposto figure frontali e stilizzate, prive di naturalismo e di plasticità, intese ad esaltare la sacralità e l’astrazione soprannaturale dei soggetti raffigurati.
Per la prima volta nella storia dell’arte tutto, in questo grande affresco, ci parla di un’umanità concreta e dolente: le espressioni attonite dei volti, la tensione dei corpi, la scansione geometrica delle figure che convergono verso la figura di Cristo. È quel Christus Patiens piegato e incurvato dal dolore che domina al centro della scena. Ai suoi piedi si prostra San Francesco: è l’Alter Christus che ricorda ai presbiteri la sua e la loro missione.
Tra le numerose figure spiccano Maria e Giovanni, sul lato sinistro, uniti in un gesto di compassionevole affetto, la Maddalena che protende straziata le braccia verso Cristo e, a destra, San Longino, il soldato romano che tende la lancia al costato di Cristo in un pietoso gesto.
Il tempo non è stato clemente con quest’opera grandiosa. La biacca, o bianco di piombo, usata nelle mescolanze dei colori chiari, si è ossidata nel corso dei secoli portando ad una inversione dei colori chiari e trasformando parzialmente il dipinto in una sorta di negativo fotografico. Oltre a ciò, fenomeni abrasivi e dilavamenti hanno cancellato parti del dipinto, senza tuttavia oscurarne del tutto la grande potenza espressiva.
The great Crucifixion of the southern transept in the Upper Basilica of Saint Francis in Assisi is probably the most pathos-rich painting in the entire work by Cenni di Pepo, known as Cimabue.
Here, around 1280, Cimabue decisively departs from the iconographic fixity of Byzantine painting which had been imposing frontal and stylized figures, devoid of naturalism and plasticity for many centuries. These figures intended to enhance the sacredness and supernatural abstraction of the subjects depicted.
For the first time in the history of art, everything in this large fresco tells us about a real and painful humanity: the astonished expressions of the faces, the tension of the bodies, the geometric position of the figures that converge towards the figure of Christ. It is that Christus Patiens bent in pain who dominates the centre of the scene. At his feet St. Francis bows down: it is the Alter Christus who reminds the priests his mission and theirs.
Among the numerous figures, Mary and John stand out, on the left side, united in a gesture of compassionate affection, a desperate Magdalene with her arms towards Christ and, on the right, Saint Longinus, the Roman soldier stretching his spear towards Christ’s side in a pitiful gesture.
Time has not been kind to this magnificent work. The lead white, used in the mixing of light colours, has oxidized over the centuries leading to an inversion of light colours and partially transforming the painting into a sort of photographic negative. In addition to this, abrasive phenomena and washouts have canceled parts of the painting, without however completely hiding its great expressive power.