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Mantova, Camera delle Teste:
“Il mito di Endimione”

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Dedicato all'amore di Selene ed Endimione, mito tramandato come metafora della morte e della possibilità di incontrare i morti in sogno. La narrazione appare organizzata in due scene principali, divise dalla figura di Aura che trattiene per le briglie i cavalli di Selene. Nella porzione destra del rilievo la dea, con la falce di luna sulla fronte e un ampio velo attorno al capo, sta scendendo esitante dal suo carro in direzione dell'amato Endimione, nudo e mollemente addormentato a terra. La personificazione del monte Latmo - un giovinetto seduto su una roccia - ambienta la scena nella regione della Caria, mentre il Sonno, con ali di farfalla, allude allo stato perenne di Endimione. Nella porzione sinistra, Selene è raffigurata sul suo carro, in atto di riprendere il proprio percorso in cielo, con lo sguardo rivolto all'amato; alla sua destra compare un pastore seduto, allusivo al contesto agreste dell'incontro con Endimione, mentre sotto i cavalli in corsa è distesa la personificazione della Terra.
Fronte di sarcofago, arte romana, fine II sec. - inizio III d.C.


 

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Parole chiave

Selene, Endimione, sarcofago, mito d'amore, simbolismo funerario, monte Latmo, Sonno, arte romana

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