Gigapixel Art, fotografie di opere d'arte di Ghigo Roli
Mantova, Palazzo Ducale, Galleria dei Mesi:
la terza campata settentrionale

Questa terza campata è l'ultima dell'originaria loggia giuliesca. Al centro della campata si colloca una nicchia con fondo dipinto a finti marmi e catino a valva di conchiglia, contenente una scultura antica qui recentemente collocata. Il torso femminile poggia su un alto piedistallo, ornato frontalmente da un rilievo raffigurante una scena di sacrificio con quattro figure. Il cornicione in stucco collocato circa a due terzi dell'altezza della campata divide il campo in due settori. Nella parte superiore si sviluppa l'arco che incornicia il catino della nicchia e che è affiancato da due figure alate in stucco ad altorilievo: a sinistra un giovane tra rami di vite (Settembre), a destra un vecchio su un albero da frutto, forse un melo (Ottobre). La sommità dell'arco è ornata da un tondo a rilievo in stucco che raffigura una Vittoria scrivente su scudo, poggiato al tronco di una palma al quale è legato un prigioniero; le due piccole lunette alle estremità ospitano rilievi che ribadiscono il tema della vittoria militare, in quanto raffiguranti prigioni tra trofei d'armi. L'interno dell'arco è ornato da grottesche su fondo bianco. Nella parte inferiore della campata, e precisamente nella lunetta superiore sinistra si osserva una coppia di putti in atto di trasportare un probabile fodero di spada; nella lunetta superiore destra una seconda coppia di putti trasporta un elmo; le due lunette inferiori ospitano una figura (femminile?) con amorino semisdraiata. Alla base della nicchia si collocano tre riquadri con cornici in stucco dorato bordati da piccoli festoni e girali vegetali: i due laterali ospitano le immagini di due cigni, il centrale un piccolo roditore. Lo zoccolo a finti marmi ripropone la decorazione del piedistallo della vicina parasta. Il rilievo della parete nord della loggia giuliesca realizzato da Andreasi (1567 ca.) testimonia che nella nicchia di questa campata era collocata una “Venus pudica” già appartenuta a Giulio Romano e in seguito dispersa.
