Gigapixel Art, fotografie di opere d'arte di Ghigo Roli



Mantova, Palazzo Ducale, Galleria dei Mesi:
la testata occidentale

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La testata occidentale appartiene alla fase decorativa seguita al raddoppio dell'ambiente e alla sua trasformazione da loggia ad attuale galleria. L'apparato decorativo ricalca l'originaria testata giuliesca, della quale fu attuato il recupero di alcuni elementi scultorei. Il cornicione in stucco d'imposta della volta divide la testata in due grandi settori: il lunettone superiore e la parete sottostante, al centro della quale si apre una grande nicchia. La lunetta ospita una nicchia circolare in stucco che regge un busto di imperatore romano in gesso, di recente collocazione. Originariamente era qui collocato il busto della dea Minerva. Esso passò in Inghilterra con la vendita alla Corona dei beni gonzagheschi (1627) e fu in seguito disperso. La lunetta presenta una campitura con rigogliosa decorazione dipinta a girali vegetali e motivi a grottesca su fondo bianco. La grande nicchia sottostante è affiancata da spazi destinati a rilievi, distribuiti sopra e sotto il cornicione in stucco che funge da trabeazione e base del catino della nicchia stessa. I due settori superiori ospitano due stucchi raffiguranti “Il Giorno” (o “Apollo con i cavalli del sole”), e “La Notte” (o “Allegoria del sonno”). Si tratta di copie recenti. Infatti i due rilievi originali furono trasferiti nel 1813 a Palazzo Te. Nel settore inferiore, sopra la porticina sinistra, si conserva uno stucco giuliesco raffigurante una figura femminile scoperta da un uomo, presso una fonte. La scena è stata interpretata come l'incontro di Manto e del dio Tiberino, genitori di Ocno, fondatore e primo re di Mantova, secondo Virgilio. In posizione simmetrica, sulla seconda porticina, si trova uno stucco raffigurante una figura femminile semi distesa, acefala e priva di un braccio, con due amorini sullo sfondo. L’attuale rilievo ha sostituito, in date non ancora precisate, una composizione di cui conserva memoria il disegno della testata realizzato da Andreasi e consistente in un assemblaggio tra un marmo romano, il “Trono di Giove” e un Ganimede in stucco di invenzione giuliesca. L'interno del nicchione contiene medaglioni centrali in stucco e valve di conchiglia dipinte ai quattro angoli. I soggetti modellati sono una Abbondanza (a sinistra), due figure in atto di stringersi la mano in segno di pace (al centro), una figura femminile panneggiata non identificabile (a destra). La parete è scavata da due nicchie minori con catino modellato a valva di conchiglia e fondo dipinto a finti marmi. La nicchia sinistra, che oggi ospita una scultura antica, doveva contenere la statua femminile prevista dall'originario progetto giuliesco (non identificata) mentre la destra, nella quale è oggi collocata la statua antica di flautista, ospitava un Mercurio. I tre rilievi raffiguranti amorini con attributi marziali murati nei due incassi soprastanti le nicchie sono stati qui ricollocati dopo il 1992 con l'intenzione di restituire alle sculture la posizione pensata da Giulio Romano nella testata originaria. I tre genietti marziali sono opere rinascimentali tratte dall’antico e recentemente collegate al collezionismo del cardinale Sigismondo Gonzaga e attribuiti a Bernardino Germani.

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